L’uomo è sempre stato ossessionato dal tempo: per secoli ha cercato di comprenderlo, ingabbiarlo o più semplicemente leggerlo. Tornare indietro e trovare chi ha inventato l’orologio è un’impresa impossibile, poiché le fonti sono talmente tante e discordanti che circondano di un’aura misteriosa, e quindi piena di fascino, una delle più belle storie dell’ingegno umano. Probabilmente, come dev’essere successo per la ruota o per la clessidra e la meridiana, la nascita dell’orologio meccanico è il risultato finale (finale?) di un percorso di idee e intuizioni che ha attraversato i secoli modificandosi, evolvendosi fino a giungere ai livelli dei giorni nostri, dove la perfezione è ancora lontana ma molto più vicina di quanto non fosse allora. Notizie di orologi meccanici ci arrivano fin dal XIV secolo, che, collegati alle campane diventavano vanto di chiese ed edifici importanti della vita cittadina. Si trattava di segnatempo funzionanti, quindi probabilmente altri meccanismi analoghi sono antecedenti (altra fonte sostiene la presenza di uno scappamento meccanico già verso la fine del XIII secolo). Da allora, la tendenza tipicamente umana a rimpicciolire le cose, porta alla nascita di una nuova categoria artigianale che si diffonde in quelle zone d’Europa culturalmente pronte e fertili: i mastri orologiai. Inghilterra, Francia, Germania e Italia sono i punti focali di questo nuovo fermento; con l’introduzione della molla come forza motrice la produzione si allarga e con il Rinascimento, l’orologeria applica a se stessa le nuove teorie scientifiche e meccaniche allargando la popolarità, diventando un fenomeno sempre più diffuso e conosciuto. Questi artigiani, che da fabbri si sono lentamente trasformati in orologiai, affinano la tecnica e, grazie alle sempre più numerose invenzioni che si intrecciano per le strade europee, arrivano alla costruzione di orologi meccanici sempre più piccoli, fino a diventare portatili.
Siamo nel ’700: ormai gli orologi sono un fenomeno conosciuto e la loro qualità è tale da permettere una diffusione in grande stile, infatti è proprio in questo contesto che le prime, lungimiranti Case orologiere, aprono le porte dei loro laboratori all’interno dei quali, con una eccezionale mistura di esperienza, genio, curiosità e abilità manuale, si creano oggetti che sono arrivati ai giorni nostri. E il viaggio che ha portato dalla clessidra al pluricomplicato, non si è ancora concluso: fortunatamente, dietro l’angolo del futuro esiste ancora molto da inventare e da scoprire.