mercoledì 22 giugno 2011

Storia dell’orologio meccanico: l’orologio arriva in casa


La trasportabilità da una camera all’altra fu frutto del successivo conseguimento, quando la forza motrice dei pesi venne sostituita dal congegno a ‘molla’ che oltre a fornire una nuova e più pratica fonte di energia rivoluzionò di sana pianta la concezione stessa dell’orologio. Si trattava di una lamina, inizialmente in ottone battuto sostituito poi dall’acciaio temperato, che veniva avvolta su se stessa all’interno di una cassa cilindrica, detta ‘bariletto’, grazie a un progressivo caricamento operato mediante una chiave. Il congegno era poi lasciato libero di ‘mollare’ gradualmente l’energia cinetica della carica in tal modo accumulata. Viene datato al 1450 il primo esemplare di un tale orologio domestico a molla, prodotto in Germania.                                                                   

Orologio da muro tedesco

L’evoluzione del settore orologiaio e il suo progressivo emergere come forza economica indipendente è emblematicamente datato alla metà del ’500 allorché gli orologiai cominciano, come artigiani, a rendersi autonomi dai fabbri e dai fabbricanti di serrature e ad organizzarsi in corporazioni indipendenti.



Disegno orologio a pendolo di Galileo



Gli studi sull’isocronismo delle oscillazioni del pendolo, condotti in Italia da Galileo Galilei e in Olanda da Christiaan Huygens (ma scoperti dall’astronomo arabo Ibn Junis, 950-1009, allora sconosciuto in Europa) furono applicati dall’olandese, alla metà del ’600, all’orologeria fornendo una soluzione ideale al problema della precisione, grazie al congegno detto appunto ‘a pendolo’ che si dimostrò così efficace da far sembrare obsoleto quello ‘a bilancere’, sino ad allora utilizzato, quale regolatore della continuità di movimento prodotto dalla forza motrice della molla. Quest’ultima comportava l’inconveniente di fornire il massimo dell’impulso all’inizio e di rallentarlo sempre più in seguito. I dispositivi di regolazione messi a punto per ovviare a tale carenza non riuscivano infatti a fornire una precisione migliore dei circa 15 minuti di iato al giorno, quando invece il dispositivo a pendolo riuscì a ridurre lo scarto giornaliero a circa 30 secondi, ciò che ne decretò il successo.


Orologio a pendolo - Christiaan Huygens


La ricerca della precisione non era allora soltanto un’esigenza di rigore, si rivelava invece addirittura fondamentale in taluni campi, come quello militare o nautico. Per la navigazione nautica, ad esempio, fu essenziale quando si venne finalmente a capo del secolare problema concernente il modo di definire per le navi la propria longitudine durante i tragitti in mare aperto. Nel ’700 si era finalmente imboccata la strada giusta per risolvere il problema con la scoperta che per definire la longitudine del punto nave bastava elaborare un semplice calcolo operato sul confronto tra l’ora accertata localmente durante la navigazione e l’orario definito sull’ora rilevata al meridiano di partenza. Si riusciva così a determinare esattamente la posizione della nave lungo l’asse Est-Ovest e di conseguenza il suo punto nave, dal momento che la posizione della nave sull’asse Nord-Sud della latitudine era già facilmente rilevabile grazie all’impiego dell’astrolabio, prima, e del sestante poi. L’esigenza estrema di precisione, il cui minimo scarto era suscettibile di deviare la rotta di parecchie miglia marine, portò, da una parte, a perfezionare il meccanismo di regolazione a bilanciere, che a causa dei movimenti della nave non poteva fare affidamento sulle oscillazioni del pendolo e, dall’altra, a inventare una sospensione cardanica in grado di mantenere l’orologio sempre in orizzontale rispetto al rollio e al beccheggio della nave.
Il primo cronometro marino Henry Sully (1680 - 1729)


Una categoria interessante per la storia degli sviluppi dell’orologeria mobile furono i cosiddetti ‘orologi da carrozza’ derivazione diretta degli ‘orologi da sella’ (satteluhren) che a loro volta furono una specializzazione dei più generici ‘orologi da viaggio’. Questi ultimi, a dispetto del nome, non erano concepiti per essere utilizzati durante il viaggio, bensì soltanto una volta raggiunta la destinazione. Gli orologi da viaggio nascono agli inizi del ’500, perfezionandosi nel suo secondo quarto, allorché si riuscì a ridurre opportunamente le dimensioni degli orologi da tavolo con cassa a tamburo e relativo meccanismo a molla; tale dispositivo era generalmente controllato da uno scappamento a verga con foliot o con bilanciere anulare. Erano dotati di una sveglia con suoneria che agiva al passaggio delle ore e veniva puntata mediante una rosetta girevole posta all’interno del quadrante.
Scappamento a verga Giovanni Di Dondi - Padova


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